Ci sedevamo sui marciapiedi, guardavamo il trambusto. Guardavamo i poliziotti. Non capivamo niente, ma li squadravamo con odio. Non so nemmeno perché. Ognuno di noi aveva almeno un genitore che era passato per la galera. Anche mio padre si era fatto qualche tempo di buio, da giovane. Avevamo succhiato l’odio insieme al latte delle nostre madri. Mentre imparavamo a camminare, imparavamo anche che lo Stato era il nemico. L’infame. E la polizia il suo orso ammaestrato. Non sapevamo scindere le due cose, eravamo contaminati.
Il rumore dei tuoi passi, Valentina D’Urbano, 2012
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